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Costi Processi Progetti

La gestione dei fornitori: costi e relazioni

Cosa troverai in questo articolo

Abbiamo già trattato il tema dei costi interni, del loro monitoraggio e gestione strutturata. Quando si parla di costi, è inevitabile comprendere anche quelli esposti dai vari fornitori coinvolti sul progetto, nell’ottica di presentare alla committenza un business plan progettuale consolidato e credibile. La gestione dei fornitori, costi e relazioni sono un elemento fondamentale nella gestione dei processi.

L’ingaggio dei fornitori, al netto delle procedure amministrative di ciascuna realtà pubblica o privata che commissiona il progetto, deve essere attuata attraverso un richiesta d’offerta basata su specifiche progettuali ben delineate.

In egual modo, l’attenzione alla verifica della rispondenza dei progetti tecnici alle specifiche citate, è un requisito sine qua non per porre i pilastri fondamentali, a garanzia della qualità progettuale e della comprensione della mission.

E il vile denaro? Quante volte la scelta del fornitore è ricaduta sul criterio del “miglior prezzo”?

Tante e per motivi diversi. Fermo restando che le proposte più onerose, non sempre sono garanzia di ottime progettualità, è oltremodo banale affermare che una disponibilità economica adeguata e non sottostimata aiuti il raggiungimento dell’obiettivo.

Quindi: budget, specifiche progettuali, miglior compromesso tecnico-economico, eventuale successiva trattativa al ribasso.

Abbiamo completato i compiti a casa per una corretta gestione dei costi esterni?

Macché!!!

CHANGE REQUEST, impatto sui costi: come gestirlo

I progetti, per esperienza, sono come adolescenti che vogliono fuggire dai paletti imposti dai genitori e dalla società. Tra le tante “vie di fuga” di un progetto, troviamo il discostamento dai requisiti iniziali per un cambio dell’esigenza, più propriamente detta Change Request.

Una elevata capacità manageriale, e un buon rapporto con il Fornitore impattato, può consentire che “il cambiamento” imprevisto, non impatti sui costi di progetto. In altri casi, la rimodulazione degli effort economici è inevitabile.

Risulta fondamentale misurare e monitorare, mediante appositi software di gestione dei progetti, questi scostamenti economici per far emergenze evidenze utili, sotto molti punti di vista:

  • BontĂ  delle specifiche progettuali e della proposta del Fornitore in conformitĂ  a quanto richiesto;
  • FlessibilitĂ  del Fornitore, sia dal punto di vista tecnico che economico;
  • DisponibilitĂ  del business a ricorrere a un capacity budget;
  • Impatto degli Sponsor del progetto, come soggetti che chiedono variazioni del perimetro progettuale.

Nel caso di una gestione agile del progetto, gli elementi di cui sopra sono valutati al termine di ogni Sprint, nei cosiddetti Sprint Review.

In una gestione più classica, le evidenze emerse durante tutta la durata progettuale saranno messe a fattore comune, al fine di prendere future decisioni supportate da esperienze concrete, che possono scaturire anche in partnership con i fornitori più collaborativi, così come il termine della collaborazione.

Il punto che occorre sottolineare è il seguente: come può essere gestibile una mole di informazioni di dettaglio, in continua evoluzione e con impatti sul business, senza una soluzione software che agevoli la committenza e i gestori del progetto nel monitoraggio e nella presentazione di questi indicatori?

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Costi Progetti

Costi interni: compromesso tra metodo e disciplina

Quando un tuo dipendente o collaboratore dice di non aver tempo di consuntivare, perché deve lavorare, è necessario mantenere la calma e ricordare che la violenza non è mai una soluzione. Forse non hanno un metodo per la gestione dei costi delle attività di progetto: sì hai capito bene, metodo prima dello strumento.

Processi, prima di soluzioni.

In un progetto, l’attenzione ai costi esterni è sicuramente importante, nonché un aspetto lampante agli occhi di tutti.

D’altra parte, la quantificazione giornaliera della forza lavoro interna ha un valore inestimabile sotto molteplici aspetti, tra cui: il carico delle risorse, l’eventuale gap rispetto alla pianificazione, la rivalutazione degli effort e conseguenti ri – calibrazioni degli FTE sul progetto.

E’ quindi necessario, prima di pensare al metodo, costruire e alimentare una disciplina volta alla consuntivazione.

CONSUNTIVAZIONE…piĂą che un attivitĂ , una disciplina!

La consuntivazione non deve essere vissuta come una forma di controllo sadica e spasmodica sulla propria efficacia lavorativa. Ogni attore, formalizzando il tempo speso giornalmente per ciascuna attività, fornisce una dimensione di quanto l’impianto progettuale sia stato costruito con accuratezza, senza sottostimare (o sovrastimare) l’impegno necessario a concludere un’attività.

Il costo interno è una diretta conseguenza della bontà delle stime degli effort e non di come un professionista debba fare i salti mortali per “starci dentro”.

Dopo questa doverosa premessa filosofica – avete notato che, alla fine, tutti i temi inerenti un progetto ricadono su come sono gestite e “attenzionate” le persone?

Forse lo dimentichiamo troppo spesso – passiamo al metodo per la gestione dei costi delle attività di progetto.

Abbiamo visto una serie sconfinata di metodi per consuntivare: da un pezzo di carta scansionato e inviato per mail (non ci credete?) ai piĂą sofisticati software di Project Management.

Crediamo che l’approccio alla consuntivazione debba essere graduale, ma il beneficio di possedere uno strumento informatico che agevoli le persone ad adempiere a questo “gravoso” compito, è innegabile.

Legare il reale impegno profuso in una attività, a task già programmati e assegnati nella visione globale di un progetto, spesso è più difficile da spiegare che da applicare.

Infatti, spendere il giusto tempo nella progettazione, nonché nell’intervista preventiva di tutti gli attori per avere una stima dei tempi di realizzazione, stabilisce una sorta di “contratto preventivo” tra le parti interne del progetto.

CONSUNTIVAZIONE…chi ne beneficia? Il Project Manager, MA NON SOLO!

Tutto questo lavoro consente al Project Manager di avere un quadro sempre aggiornato dei costi interni, inizialmente stimati e, di quelli reali, in modo da tenere informato il business e tutti gli stakeholder su eventuali scostamenti, tali da dover eventualmente mettere mano al portafoglio di contingenza.

Non avete un portafoglio di contingenza? Molto male, ma ne parleremo prossimamente.

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Processi Progetti

Risk Management: il mental coach per il tuo progetto

Cos’è la gestione del rischio?

La gestione del rischio (in inglese risk management) è il processo mediante il quale si misura o si stima il rischio e successivamente si sviluppano delle strategie per governarlo.

Fonte Wikipedia

Si occupano di gestione del rischio sia le grandi imprese che hanno dei team appositi, sia le piccole imprese che praticano informalmente la gestione del rischio.

Urca sembra una cosa complessa.

Be effettivamente messa così direi che soprattutto per una piccola impresa i casi sono due:

  • Faccio una gestione informale dei rischi perchĂ© fino ad oggi sono sopravvissuto ugualmente;
  • Continuo a procastinarne la messa a terra, perchè si ha in testa che il lavoro sia mastodontico e addirittura le grandi imprese hanno un team dedicato e invece noi siamo 4 gatti.

In entrambi i casi il risultato è sempre lo stesso ci concentriamo sul day by day e la parte piĂą di “esercizio mentale per lo sviluppo delle strategie” lo lasciamo tra i buoni futuri propositi.

Ora però, cambiamo un attimo prospettiva cambiando argomento: avete per caso fatto caso che durante le ultime olimpiadi molto spesso gli atleti intervistati facevano riferimento al loro “Mental coach”?

Caspita per arrivare dove sei, avrai fatto sessioni estenuanti di allenamento, scatti, ripetute, vasche, corse in bici, diete ferree e regime del sonno controllato e dopo di che il giorno che arrivi vincente al traguardo tutto ciò che citi e ringrazi: è il mental coach?

Da profano neanche con tutta la mia buona fantasia sarei riuscito a immaginarmi che un atleta potesse citare il mental coach invece di un fattore più oggettivo. Eppure è così!!!

A questo punto però la domanda viene naturale: ma cosa fa un mental coach?

Allena le persone a prendersi la responsabilitĂ  della propria vita, a cambiare la cornice delle situazioni, a guardare le cose che sembrano negative con una prospettiva diversa, in modo che possano diventare utili per noi.

da intervista di Nicoletta Romanazzi, mental coach,tra gli altri, di Marcell Jacobs

Be effettivamente messa in questi termini inizi a capire che ogni scatto, ripetuta o corsa non sono il punto di partenza, ma sono “solo” le azioni (mitigatrici) che permettono di gestire i propri obiettivi.

Quindi inizi a capire, grande o piccolo che tu sia, la vera essenza e di non poter più procrastinare la messa a terra e inizi a capire perchè dopo essere diventato campione olimpico dei 100 metri piani nel raggiungimento di milestones durante un summary meeting, invece di iniziare citando il numero di ore di progettazione eseguite, i metri cubi di calcestruzzo gettati o il numero di petabyte immagazzinati, nella tua prima slide ringrazierai tutti coloro che ti hanno permesso di rispondere alla domanda:

Che cosa fa la gestione del Rischio?

Allena le persone a prendersi la responsabilitĂ  del proprio progetto, a cambiare la cornice delle situazioni, a guardare i rischi che sembrano negativi con una prospettiva diversa, in modo che possano diventare opportunitĂ  per il team.

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Obiettivi Processi Progetti

Il gioco dei ruoli e la matrice RACI… quella sconosciuta!!!

“Hai finito quell’attività?”

“Ma non eravamo rimasti che l’avresti fatta tu?”

Silenzio e sguardi che fissano il vuoto.

Se siete anche Voi nel gruppo di quelli che, per non saper né leggere né scrivere, inviate una mail a quattro destinatari contemporaneamente, aspettandovi un risultato, forse vi conviene leggere questo articolo: il gioco dei ruoli e come la matrice RACI può aiutarti nel risolvere questo problema.

Spesso le organizzazioni tendono a gestire un insieme di attivitĂ  di basso impatto, come azioni indipendenti. Questo comporta una mancata visione a livello progettuale, con il conseguente rischio che gli attori coinvolti non si sentano investiti di un particolare ruolo.

Qui si aprono due scenari interessanti:

  • CASO 1: il lavoratore indefesso che prende in carico anche attivitĂ  altrui, facendole male e in ritardo;
  • CASO 2: l’impiegato “scansa guai”, che lascia scivolare nel limbo le azioni che per ambito gli competono.

In mezzo, varie gradazioni di addetti ai lavori, con etiche professionali che aprono nuovi orizzonti sulla psicologia umana

Voi a questo punto direte: lo sappiamo che dobbiamo redigere la matrice RACI, condividerla con tutti e arrivare al Kick Off con le idee chiare dei ruoli. Il pensiero ideale spesso si discosta dai concetti di pragmatismo dettati da tempistiche di progetto, che lo pongono giĂ  in ritardo prima di partire.

Questa fretta dettata dal “fare”, piuttosto che del “costruire” o “progettare” è da scorporare piano piano.

COME?

Ripensando agli insuccessi, a come la mancata definizione dei ruoli abbia portato lacune sui tre pilastri fondamentali nella valutazione di un progetto: tempi, qualità e costi. Scegliete voi l’ordine, se mai ci possa essere.

La complessitĂ  dei progetti e, spesso, la natura volenterosa ma poco strutturata degli attori piĂą operativi, richiedono un certo rigore, non certo risolvibile solo con un foglio Excel, dei nomi e delle lettere.

Oltre alla cultura dei singoli, ci deve essere il supporto di sistemi di Project Management flessibili, sempre aggiornati e condivisi. Solo con questo tipo di imprinting, la conversazione iniziale può variare o addirittura non esistere.

Cos’è una matrice RACI

PoichĂ© un processo aziendale oppure un progetto presuppongono il coinvolgimento di numerose persone, ciascuna con responsabilitĂ  diverse, grazie alla matrice RACI è possibile gestire i flussi di comunicazione e le responsabilitĂ  fra le persone coinvolte.

Ciò permette di sapere con precisione qual è il ruolo di ognuno all’interno di un progetto, in che modo si comunica e a chi spettano le diverse attività.

Attraverso questa matrice, potrai facilmente risalire alle persone da informare e/o consultare per un determinato processo, attivitĂ  o documento. Diviene uno strumento utile per la definizione delle responsabilitĂ , nella definizione della comunicazione necessaria per l’esecuzione del proprio lavoro in conformitĂ  con i requisiti dell’organizzazione.

Maggiori dettagli qui.

Significato di RACI

RACI è l’acronimo di ResponsibleAccountableConsultedInformed:

  • Responsible sta a indicare il responsabile dello svolgimento del lavoro.
  • Accountable riguarda il responsabile dell’approvazione del lavoro: in pratica è colui che deve supervisionare le attivitĂ  e dare la propria approvazione.
  • Consultedinvece, è la persona consultata, vale a dire chi, a fronte di problemi specifici, deve essere consultato: si può trattare sia di un consulente esterno che di un soggetto interno all’azienda.
  • Infine, Informed corrisponde alla persona informata: un soggetto che deve essere informato in continuazione, dal momento che il suo interesse è far sì che il progetto venga portato a termine nel modo migliore possibile a livello di qualitĂ  e tempistiche; la persona informata è, in sostanza, uno stakeholder.

Non hai capito bene, forse questo video ti può aiutare:

Le nostre soluzioni

Con le nostre soluzioni hai la possibilitĂ  di definire gioco dei ruoli e la matrice RACI.

“Ho visto su FengOffice che hai completato il subtask che mi vincolava, grazie per l’anticipo di un giorno!” – “Non te la cavi mica con un grazie, domani mi aspetto almeno brioche e cappuccino”.

Team building e la giusta goliardia per migliorarsi ogni giorno. Avete notato qualche differenza?

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Idee Processi Progetti

Abbiamo sempre fatto così… e non abbiamo tempo per cambiare!!!

Cosa troverai in questo articolo

“Abbiamo sempre fatto così!”

Se avessimo guadagnato un euro per ogni volta che abbiamo sentito questa frase, a quest’ora saremmo in un atollo delle Maldive a sorseggiare rum, rivangando ricordi.

E invece siamo qui, con l’animus pugnandi di chi vuol affrontare un atteggiamento ostile al cambiamento, radicato nelle mappe mentali di molti fruitori di servizi.

Abbiamo rilevato, nelle nostre esperienze, un elevato gap di visione tra chi commissiona una progettualità e l’utilizzatore finale.
Uno dei principali obiettivi dei nostri servizi di consulenza, consiste nel tradurre un obiettivo ambizioso in un concreto vantaggio nell’operatività quotidiana.

“Io per stampare questa ricevuta, faccio CTRL+ALT+F9, clicco su “Stampa su”, scelgo la stampante, disabilito un pop-up e voilà, esce la stampa.”
“Bene, interessante. Ma perché deve stampare la ricevuta, se invece potrebbe invece salvarla nel cloud, con uno strumento di catalogazione organizzato e sempre disponibile da tutti i dispositivi. Non avresti bisogno di utilizzare carta, di fare backup, e di cercare la ricevuta quando sarà necessario. Perchè non preferire un sistema che ti permette di avere tutto a portata di clic?”
“Eh, abbiamo sempre fatto così. Ma sa che non è una brutta idea, la sua?”.

VITTORIA!!!

Abbiamo esasperato un po’ il dialogo, ma non si distanzia più di tanto dalla realtà.

La nostra strategia di lavorare in modalitĂ  Top-Down, ossia partendo dai processi e disegnando lo scenario ideale (TO BE), misurando la distanza (GAP Analysis) rispetto alla situazione attuale (AS IS), paga. Sempre.

Ma non basta. La modalità di rappresentazione di tali processi è fondamentale, per far sì che vengano compresi anche da figure che non si occupano del business.

In questo senso, ci viene in aiuto lo standard BPMN (Business Process Model Notation) che, attraverso una raffigurazione grafica semplice ed intuitiva consente di scomporre processi anche complessi per le opportune esposizioni, iterazioni migliorative e validazioni.

L’utilizzo di strumenti adeguati e l’esperienza sul campo, sono le chiavi per supportare il cambiamento nei progetti di digitalizzazione. Nessun preconcetto o pratica operativa è così consolidata per essere scardinata, se gestita con l’approccio corretto.
E poi, detto tra noi, non servono tanti chilometri per bersi un buon rum, godendosi il presente e i risultati raggiunti.

La notazione standard BPMN

Cosa significa BPMN (Business Process Management and Notation)?

Quello del BPMN indica uno standard di rappresentazione per la modellazione di processi aziendali (business process modeling). Definisce un modo di rappresentare graficamente i processi per renderli chiari e comprensibili a tutti coloro che ne prendono parte:

  • collaboratori,
  • manager responsabili dell’implementazione e del monitoraggio dei processi,
  • tecnici responsabili dell’installazione di strumenti,
  • soggetti esterni,
  • ecc…

La notazione, dall’inglese notation BPMN, è stata creata nel 2004 dalla Business Process Management Initiative (BPMI). Dal 2008 l’Object Management Group (OMG) è diventato l’ente garante della standardizzazione della rappresentazione dei modelli dei sistemi informativi.

Al seguente link trovi il manifesto sintetico della notazione.

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Progetti

STAKEHOLDER… quello sconosciuto!!!

Spesso si pensa che il buon esito di un progetto dipenda solo da una oculata analisi dei rischi, dal continuo monitoraggio e aggiornamento del GANTT o dalla gestione dei vari attori tecnologici coinvolti (gestione degli stakeholder).

Quindi si naviga in acque (mediamente) tranquille con la propria nave da crociera, con cauto ottimismo di attraccare in porto in orario e con uno servizio di qualitĂ .

E i passeggeri? Te ne occupi? Te ne prendi cura?

Condurre un progetto senza avere il costante supporto e feedback di coloro che usufruiranno del risultato finale, è appunto come sostenere i costi (e la fatica) per una perfetta crociera, senza avere passeggeri a bordo.


I rappresentanti principali dei nostri “passeggeri” sono gli Stakeholder e devono essere considerati come lo strumento più importante per il buon esito del progetto. Per gestire questa figure, che possono essere apicali così come estremamente operative, è necessaria una flessibilità e un costanza, unite a importanti doti empatiche, tali da sminuire il concetto mainstream di “soft skills”.

Stakeholder: una definizione

In economia lo stakeholder (in inglese letteralmente «titolare di una posta in gioco») o interessato Ă¨ genericamente qualsiasi soggetto (o un gruppo) influente nei confronti di una iniziativa economica, una societĂ  o un qualsiasi altro progetto.

Fanno dunque parte di tale insieme clientifornitori, finanziatori (es. banche e azionisti, o shareholder), collaboratori, dipendenti, ma anche gruppi di interesse locali o esterni, come i residenti di aree limitrofe a un’azienda e le istituzioni statali relative all’amministrazione locale (fonte Wikipedia).

Nei progetti, gli staekholder possono essere i piĂą svariati:

  • Lo sponsor
  • I membri del team
  • I clienti
  • I fornitori
  • Istituzioni esterne all’organizzazione
  • Partner tecnologici e commerciali
  • ….e chi piĂą ne ha piĂą ne metta

L’eterogeneitĂ  dei soggetti richiede ne richiede un oculata gestione, altrimenti si rischia di perderne l’ingaggio. Un progetto senza stakeholder è destinato a fallire.

Lo Stakeholder register: uno strumento da avere nella propria cassetta degli attrezzi

Un buon rapporto con lo Stakeholder inizia con l’inserimento del suo nome in una tabella – usando il famoso “Stakeholder Register” – e finisce con un pranzo domenicale a casa sua, dopo un anno dalla messa in opera del progetto.

Si scherza, ma neanche troppo. Inizialmente si associa alla persona un numero da 1 a 10 che stimi quanto possa essere supporter al progetto e, nel tempo, si lavora affinché questo numero aumenti sempre più.

Come fare?

Con l’attenzione verso la persona, capacità che difficilmente si apprende sui libri, ma frutto di una forma mentis e di una lunga esperienza sul campo. E’ molto complesso tenere alta l’attenzione di una persona, dalla quale hai bisogno di riscontri, ma è impegnata a svolgere altre mansioni.

Pensiamo a un medico, in un progetto di ICT in Sanità. O un Amministratore Delegato per la declinazione delle campagne di un CRM aziendale. E’ in questo momento che la cura della persona, andando oltre al suo ruolo, permette di instaurare quell’ingaggio atto a far rimanere a bordo lo Stakeholder.

Con il tempo, quel numero messo in una casella viene arricchito da altre informazioni: la squadra di calcio preferita, le preferenze sul cibo, le letture, la composizione della sua famiglia e il continuo interesse su come si evolvono le sfere legate alla persona, ma non inerenti la sua professione o il suo ruolo all’interno del progetto.

Vista in questo modo, quel pranzo domenicale è ancora così utopistico? E poi una crociera senza passeggeri, che stappano champagne ad ogni porto raggiunto (leggi milestone), che crociera è? Provare per credere, a beneficio dei Vostri progetti.

Utilizza le soluzioni DIManagement per gestire gli stakeholder, tenerli agganciati al progetto, alle milestone ed alla creazione di valore della tua organizzazione.

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